Report Ismea: tendenze di mais, orzo e soia per l’industria mangimistica

Le filiere del mais da granella, dell’orzo e del seme di soia per la produzione di farine sono orientate in gran parte dall’industria mangimistica e sono alla base di alcune delle più rilevanti produzioni agroalimentari di origine animale del made in Italy.

Nel 2020, la diffusione del Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento dei contagi, ha comportato un aumento della domanda di materie prime da parte dell’industria mangimistica (+2,7%), una tendenza che dovrebbe rafforzarsi nel 2021, sia per la ripresa dei consumi interni sia per l’incremento dell’export dei prodotti di origine animale.

Il mercato è influenzato dalle maggiori richieste della Cina e dall’aumento dei costi di trasporto. Durante la campagna di commercializzazione 2020/21, le materie prime destinate all’industria mangimistica hanno registrato un generalizzato incremento dei prezzi. Tale andamento è conseguente a tensioni sui mercati internazionali riconducibili, per lo più, alla pressione esercitata dalla domanda cinese sui mercati mondiali in conseguenza della forte ripresa degli acquisti di cereali e semi oleosi necessari a rafforzare le scorte e far fronte così alla ripresa produttiva degli allevamenti suinicoli gravemente compromessi dalla diffusione della Peste Suina Africana.

Lo scenario produttivo e il mercato nel 2020. Nel 2020, i raccolti mondiali di mais sono risultati sostanzialmente stabili (-0,1%) rispetto al 2019, attestandosi a 1,12 miliardi di tonnellate; tra i principali paesi produttori, solo i raccolti di Brasile e Ucraina hanno subito pensanti perdite. In flessione più contenuta sono risultati i raccolti della Ue (-4,7% a 64,9 milioni di tonnellate) a causa soprattutto del raccolto in Romania (-30% a 10,8 milioni di tonnellate). Per l’Italia, i dati indicano una crescita annua dell’8,2 per un volume prodotto pari a poco meno di 6,8 milioni di tonnellate, grazie al forte incremento delle rese ad ettaro. Le scorte globali nel 2020 si sono ridotte (-7,3% sul 2019) attestandosi a 276 milioni di tonnellate in ragione dell’andamento della domanda che, seppure in lieve flessione (-0,6%), si è mantenuta su livelli superiori all’offerta.

Sempre nel 2020, il livello produttivo internazionale della soia è risultato in netta crescita: l’offerta di seme ha raggiunto 366 milioni di tonnellate (+7,6% sul 2019) e le scorte sono aumentate dell’8,8%, raggiungendo 56,6 milioni di tonnellate nel 2020. Al contrario, in Italia, dopo un quinquennio in cui i raccolti sono stati sempre superiori al milione di tonnellate, lo scorso anno sono arretrati del 3,6% scendendo a 960 mila tonnellate.
È da segnalare, inoltre, che a maggio 2021, la quotazione del seme di soia ha raggiunto il livello più elevato rilevato per l’intera serie storica dei prezzi Ismea che parte dal 1993.

Le prime indicazioni sulla campagna di commercializzazione 2021/22. Per la nuova campagna, le stime più aggiornate dell’IGC (International Grains Council) circa la produzione mondiale di mais nel 2021, sebbene ancora provvisorie, prefigurano un nuovo record a più di 1,21 miliardi di tonnellate (+7,5%). Le operazioni di raccolta attualmente in corso, sembrano confermare la crescita stimata per i principali produttori dell’emisfero settentrionale. Nel caso di Brasile e Argentina, le indicazioni sono anch’esse in aumento. Brasile e Ucraina dovrebbero recuperare abbondantemente le perdite del 2020 (rispettivamente +35,0% a 117,4 milioni di tonnellate e +28,3% a 38,5 milioni di tonnellate); in aumento vengono stimati anche i raccolti degli Stati Uniti (+6,4% a 381,5 milioni di tonnellate) e della Ue (+5,1% a 68,2 milioni di tonnellate), da attribuire soprattutto alle buone performance produttive della Romania che dopo il crollo dello scorso anno recupera il 26% circa attestandosi a 13,6 milioni di tonnellate.
Riguardo alla soia, i raccolti mondiali sono stimati in netto recupero a 379,5 milioni di tonnellate (+3,7% sul 2020); il risultato record deriva dalle prospettive per l’espansione della superficie e il miglioramento dei rendimenti. Tutti i principali player evidenziano incrementi produttivi, soprattutto gli Stati Uniti, che dovrebbero oltrepassare i 121 milioni di tonnellate (+5,5% sul 2020) corrispondente al livello più elevato dell’ultimo quinquennio.

In riferimento all’Italia, i dati evidenziano una flessione annua dei raccolti di mais nel 2021 che si posizionano a poco più di 6,3 milioni di tonnellate (-6,6%). Tale risultato è conseguenza del concomitante calo delle superfici – che hanno raggiunto, dopo il 2018, il livello più basso, di poco superiore a 591 mila ettari (-1,9% sul 2020) – e della flessione dei rendimenti unitari (-4,8% a 10,7 t/ha). La cattiva performance delle rese del mais è da ricondurre alle temperature piuttosto rigide e alle gelate tardive che hanno ritardato la fioritura nel periodo primaverile e alle temperature molto elevate registrate tra giugno e agosto. Sono in flessione annua anche i raccolti di orzo (-4,8% a 1 milioni di tonnellate nel 2021) in ragione dei minori investimenti (-8,7% a poco più di 240 mila ettari). Dopo il calo del 2020, sono cresciuti i raccolti di soia che aumenterebbero del 4,8% annuo posizionandosi sui volumi standard superiori a 1 milione di tonnellate; tale dinamica è frutto dell’incremento degli investimenti mentre le rese sono rimaste stabili. La soia, infatti, è territorialmente competitiva al mais e si è avvantaggiata di un maggiore interesse degli agricoltori le cui scelte produttive sono state influenzate dalla crescita dei suoi prezzi, iniziata prima dell’aumento dei listini del mais, ma anche dell’andamento dei prezzi delle materie prime, privilegiando così una coltivazione relativamente meno esigenze in termini di input di produzione.

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Fonte: Ismea

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