Ismea, i consumi domestici nel primo semestre 2020

Dopo la timida crescita del 2019 (+0,4%) la spesa domestica delle famiglie italiane per prodotti alimentari cresce in misura importante nel primo semestre 2020: +9,2% su base annua. Si tratta della variazione più imponente degli ultimi dieci anni ed è conseguenza delle restrizioni per fronteggiare il diffondersi del coronavirus, messe in atto in sul territorio nazionale alla fine di febbraio e protrattesi fino al mese di maggio, che hanno determinato il crollo dei consumi extra-domestici. E’ quanto emerge dal report Ismea I consumi alimentari delle famiglie italiane che ha monitorato l’andamento nei primi sei mesi del 2020.

Anche dopo il termine del lock down, nel mese di giugno la ripresa dei consumi fuori casa da parte delle famiglie è stata limitata. I dati del panel Ismea Nielsen hanno evidenziato un deciso balzo dei consumi delle famiglie: nel mese di marzo un +18% su base annua ha ridato slancio al primo trimestre, poi nei mesi di aprile e maggio le vendite sono proseguite con crescite a doppia cifra (+11% e +14%), in parte penalizzate da una Pasqua e un ponte del primo maggio senza possibilità di convivialità; nel mese di giugno, con il graduale ritorno alla normalità, il trend positivo si è leggermente affievolito attestandosi comunque a +7%, facendo sì che il secondo trimestre si chiudesse con un incremento di spesa medio dell’11%, dopo il +7% del primo trimestre.

Il comparto dei proteici di origine animale, che nel 2019 aveva mostrato una debolezza di fondo accentuatasi nel secondo semestre, nel 2020 riparte con slancio, con un’inversione di tendenza per tutte le tipologie. Il segmento più dinamico è stato quello delle uova, che chiude il semestre con un + 22%, grazie all’incremento delle vendite nel periodo post restrizioni, con settimane in cui le vendite hanno superato del 50% il valore dell’analoga settimana dell’anno pre- cedente.

Il segmento carni fresche (+10,5%) è trainato dalla buona performance delle carni avicole, che nel periodo di restrizioni alla mobilità delle persone sono state privilegiate rispetto ad altri prodotti, con incrementi delle vendite che hanno toccato il 20% nelle prime settimane di marzo e si sono tradotte nel dato semestrale del +11,8% (+7,4% i volumi).

Le carni bovine, che in termini di spesa rappresentano il settore più rilevante fra le carni, dopo i risultati deludenti di fine 2019 e un inizio 2020 su toni fiacchi, grazie al recupero nei mesi di confinamento registrano un incremento della spesa del 7,8% (+5,1% i volumi). L’incremento dei consumi domestici non è comunque sufficiente a compensare le perite determinate dalla chiusura dei canali Horeca; infatti secondo i dati Istat delle macellazioni, nel mese di aprile sono stati avviati al macello il 15% in meno di capi bovini, e sempre nel mese di aprile le importazioni per il comparto bo- vino (animali e carni) sono inferiori del 13% rispetto alle analoghe di aprile 2019.

Per le carni suine fresche l’aumento della spesa del 16,5% è in parte da ascriversi agli aumenti di prezzo della materia prima all’origine, dato che i volumi crescono nel complesso di poco più del 6%. Anche in questo caso, come per le carni bovine, i dati di offerta nel mese di aprile risultano notevolmente contratti: le importazioni si sono ridotte del 18% su base annua e le macellazioni risultano inferiori del 20% rispetto a quelle di aprile 2019. Per quanto riguarda i salumi emerge chiaramente un maggior ricorso a prodotti nei frigo a libero servizio, con incrementi per tutti gli affettati confezionati per i quali la spesa del semestre è salita del 18,4%, portando l’incremento totale per il comparto salumi a +10,2% (solo +0,8% la crescita della spesa per i salumi al banco!).

Si va dal +12,2% del prosciutto cotto (+21,7% il confezionato e +2,8% lo sfuso) al +10,6% del salame (+16% il confezionato e +2,8% lo sfuso) al +5,9% del prosciutto crudo (+16,8% il confezionato e -0,3% lo sfuso); in tutti i casi va quindi sottolineato come l’incremento delle vendite sia trainato quasi esclusivamente dal prodotto confezionato arrivato a pesare in questo semestre il 57% della spesa per i salumi.

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