“In difesa della carne”

E’ uscito da pochi giorni il libro dal titolo “In difesa della carne” (Edizioni Lindau), di Andrea Bertaglio, che dà voce al settore zootecnico italiano e a chi ama un’alimentazione sana e completa.

E il titolo non lascia molto spazio a dubbi. Dopo l’enorme quantità di libri contrari alla produzione e al consumo di carne, “In difesa della carne” si schiera infatti a favore dell’impegno, dei risultati e del punto di vista del settore zootecnico italiano.

Andrea Bertaglio, giornalista ambientale collaboratore de La Stampa che conosce molto bene il Progetto Carni Sostenibili, in questi ultimi anni si è particolarmente dedicato a studiare l’impatto ambientale, culturale e socioeconomico della produzione di cibo, soprattutto nel settore zootecnico. Il senso del suo lavoro è ovviamente critico, e anche un po’ polemico, per ricordare a un’opinione pubblica sempre più frastornata che non tutto è come sembra. Secondo Bertaglio infatti, dopo l’overdose di articoli, blog, trasmissioni che, sull’onda emotiva di un sensazionalismo veg-animalista ormai fuori controllo, hanno fatto incetta di audience attaccando spesso senza motivo uno dei settori più importanti e rappresentativi del Made in Italy, ci sarebbe bisogno di sentire anche il racconto di allevatori, produttori e onnivori.

Non per dire che il mondo dell’allevamento non abbia problemi, contraddizioni o storture da correggere, ma per non dipingerlo solo e sempre eco-insostenibile. In un momento in cui il settore zootecnico sembra la causa di tutti i mali del pianeta e la produzione di carne e salumi viene sempre più stigmatizzata, infatti, disporre di una corretta informazione è più che mai essenziale.

Come accennato, Bertaglio ha avuto modo di approfondire l’argomento, grazie al Progetto Carni Sostenibili e ai tanti professionisti che vi partecipano, ha collaborato alla revisione del rapporto su “La sostenibilità delle carni e dei salumi in Italia”.

Leggere, rileggere e a volte studiare i contenuti e le decine di fonti dello studio sulla sostenibilità delle carni e dei salumi italiani, da cui tra l’altro ho attinto spesso e volentieri all’interno di questo libro, assieme al visitare numerosi allevamenti, stabilimenti e impianti di trasformazione è stato per me incredibilmente istruttivo”, spiega il giornalista “Ho scoperto ad esempio che la filiera della carne è quella del settore alimentare che genera la minore quantità di sprechi, che da un capo bovino oltre alla carne si possono ottenere diverse migliaia di prodotti, che il pollo che mangiamo è solo italiano, ma anche che il settore agricolo e zootecnico sono ora come ora quelli che investono maggiormente in tecnologia e innovazione”.

Nel suo libro Bertaglio mostra, fra le altre cose, gli enormi cambiamenti di questo settore, anche a livello di presa di coscienza verso certe problematiche da parte dei suoi operatori, soprattutto quelli appartenenti alle nuove generazioni. “Ho scoperto che l’allevatore maschilista e semi-analfabeta che domina l’immaginario collettivo, semmai è stato davvero così, ha lasciato il posto a una schiera di giovani motivati, competenti e sensibili: gente spesso di neanche trent’anni che, invece di ammorbare se stessi e gli altri con questioni pseudo-filosofiche sull’etica e la nutrizione, si alza alle due e mezza di mattina per accudire i propri animali e produrre cibi di qualità. Ho scoperto che dietro il Made in Italy, quello che alcuni si permettono di voler demolire solamente per un proprio tornaconto di immagine, ci sono persone di questo tipo”.

Insomma, essendo entrato in contatto con tutte queste realtà ed avendo accesso come giornalista (forse l’unico in Italia) a tutte queste preziose e spesso poco conosciute informazioni, Andrea Bertaglio ha voluto raccontare il punto di vista di chi il nostro settore lo conosce davvero.

Molti attivisti e giornalisti hanno raccontato il punto di vista degli animalisti, dei vegani, degli ambientalisti. Io, invece, voglio raccontare il punto di vista di chi lavora, di chi gli animali li conosce davvero, di chi pur sapendone di più non ha generalmente modo di dire la sua, né sui magazine né all’interno dei salotti televisivi, spesso organizzati solamente per screditare un settore che fa molto, e che ha molto da dire. E poi, lo ammetto, il fatto che sia così fuorimoda difendere il consumo di carne, in quest’era di nuovi eco-benpensanti, mi motiva ancora di più a fare mio e diffondere un messaggio che, lo ripeto, non viene quasi mai dato”, conclude Bertaglio: “Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Ma è arrivato il momento di raccontare anche questa”.

Fonte Carni Sostenibili

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