Gli avicoltori protagonisti di un mondo tecnologico e all’avanguardia

Laureato, viaggia per accrescere le proprie conoscenze e confrontarsi con altri modelli produttivi, investe nelle più moderne tecnologie e progetta personalmente i propri capannoni per assicurare al consumatore un prodotto di qualità.
E’ l’identikit dell’avicoltore 4.0, un professionista specializzato, che accosta alle competenze legate al mondo animale, una solida conoscenza tecnologica che gli permette di gestire capannoni di ultima generazione ed avere così un controllo totale sullo stato di salute degli animali, monitorando ogni istante (anche con tablet e smarthphone da luoghi diversi) tutti i parametri come la qualità dell’aria, la temperatura o l’umidità. Una figura ben lontana dallo stereotipo del contadino-allevatore di una volta, ancora radicato nell’immaginario collettivo.

Nel corso di FestivalFuturo, la sesta edizione del festival di Altroconsumo dedicato al tema dell’economia circolare in programma a Milano dal 28 al 30 settembre, Unaitalia interviene sul tema dell’innovazione nella produzione alimentare, rilanciando i risultati raggiunti dalla filiera avicola in fatto di buone pratiche di allevamento, sostenibilità e qualità del prodotto.

La nostra è una filiera all’avanguardia, tecnologicamente avanzata e sensibile all’adozione di pratiche sempre più virtuose, che premia le idee innovative ed esalta il saper fare italiano dei nostri allevatori, i principali protagonisti del settore” dichiara il vicedirettore Unaitalia, Rossella Pedicone “Abbiamo raggiunto importanti risultati, siamo soddisfatti del cammino svolto finora, ma consapevoli che molto ancora si può fare”.

Con 18.500 allevamenti, di cui 6.400 professionali, che impiegano 38.500 addetti, la filiera avicola italiana rappresenta un modello per la zootecnia nazionale, garantendo l’autosufficienza rispetto al consumo interno, con un tasso di approvvigionamento pari al 107%.

Ma sebbene tutto il pollo che mangiamo in Italia è di produzione nazionale, non tutti gli italiani lo sanno. Anzi, secondo un’indagine Ipsos/Unaitalia il 64% dei nostri connazionali non sa che il pollo che portano in tavola è rigorosamente Made in Italy e che tutta la filiera avicola è 100% italiana.

L’avicoltura, però, non è fatta solo di numeri. È fatta soprattutto di persone e di forti legami con il territorio. E se il luogo simbolo del settore è l’allevamento, il suo protagonista è senza dubbio l’avicoltore, una figura professionale che negli ultimi decenni si è evoluta in modo rilevante. Lo dimostra anche il grande successo dell’iniziativa “Avicoltore dell’anno: Premio migliori pratiche del settore avicolo italiano”, il riconoscimento che il settore ogni anno dedica ai suoi principali protagonisti, con una giuria di esperti che seleziona i vincitori tra decine di candidature, premiandoli per i risultati ottenuti nel campo benessere animale, sostenibilità ambientale ed innovazione tecnologica.

Non è un caso che secondo la stessa indagine Ipsos, il 70% degli italiani ha un giudizio positivo o neutro su come vengono allevati gli animali. La fiducia dei consumatori verso i produttori avicoli italiani è stata conquistata grazie alla crescente attenzione che negli ultimi anni il settore ha dedicato a temi come il benessere animale, l’informazione al consumatore, l’innovazione tecnologica, la qualità e la sicurezza dei prodotti. Ma anche la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente. Un aspetto quest’ultimo che gli avicoltori italiani consolidano giorno per giorno attraverso pratiche sempre più virtuose: interventi di efficienza energetica, contenimento delle emissioni di CO2, utilizzo delle energie rinnovabili con l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli allevamenti e degli stabilimenti, costruzione di impianti per la produzione di biogas o per l’utilizzo di sottoprodotti di lavorazione e di trattamento delle acque reflue.

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