Consumi domestici, Ismea: acquisti della carne in tenuta. Gli italiani scelgono prodotti certificati e di qualità

È stato pubblicato da Ismea il report sui consumi domestici delle famiglie italiane nel periodo gennaio-settembre 2021.

La spesa per i consumi domestici dei primi nove mesi del 2021, malgrado il confronto con l’annata eccezionale e il graduale ritorno alla normalità nell’ultimo trimestre, continua a negare l’atteso rimbalzo negativo, mostrandosi ancora in lieve crescita rispetto al 2020.

Dal report emerge in modo evidente che i consumatori sono sempre più informati e sensibilizzati su aspetti etico-ambientali e, quando possibile, si orientano su prodotti di qualità superiore, con certificazioni chiare su provenienza, tipicità, processi produttivi etici e controllati, con certificazioni bio o anche semplicemente con maggior servizio aggiunto.

Nei primi nove mesi del 2021, il comparto dei prodotti proteici di origine animale mantiene le posizioni guadagnate. Le carni e i salumi, rispettivamente con +0,2% e +0,8%, fanno registrare un ulteriore lieve incremento della spesa, mentre torna sui livelli pre-Covid quella per le uova, che perde 11 dei 14 punti percentuali guadagnati nel 2020.

Per le carni si può parlare di una buona tenuta, grazie al protrarsi della conversione dei consumi “fuori casa” in consumi “in casa”, ma mentre per le carni avicole la spesa si conferma in aumento (+3,1%), per le carni bovine si delinea un lieve ridimensionamento della spesa (-0,5%) e dei volumi acquistati (-1,5%), che comunque restano superiori rispetto al periodo pre-pandemico (+7,2% la spesa).

Nel dettaglio, le carni suine subiscono anch’esse una diminuzione importante della spesa su base annua (-5,1%) ma resta anche per loro la situazione di vantaggio rispetto al pre-pandemia (+8,2% la spesa).

Per quanto riguarda i salumi, che già nel 2019 avevano dato segnali di ripresa (+1,4%), e che nel 2020 avevano incrementato le vendite dell’8,2%, nei primi nove mesi del 2021 continuano a registrare un buon andamento delle vendite, con aumenti di spesa rispetto all’analogo periodo 2020 del +0,8%. Anche in questo caso si rileva un cambiamento rispetto alle abitudini acquisite nel periodo di confinamento; infatti, a fare da traino, non sono soltanto i pre-affettati e porzionati disponibili nei frigo a libero servizio (che rappresentano ormai il 58% dei volumi acquistati dalle famiglie) le cui vendite sono aumentate dello 0,6%, ma anche i freschi al banco servito, con +1%. Tra i salumi, il più acquistato in termini di volume resta il prosciutto cotto, che conferma in valore i livelli del 2020, dopo il +9,6% rispetto al 2019. In aumento invece le vendite di prosciutto crudo (+2,5% dopo il +4,9% del 2020).

Per quanto riguarda i prezzi, risalgono gradualmente quelli delle materie prime agroindustriali, e per il 2022 è attesa volatilità e quotazioni al di sopra delle medie. La crisi delle materie prime e il caro-energia stanno avendo infatti ripercussioni dirette sui prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari, a partire del terzo trimestre del 2021.

Per la carne i rincari si attestano tra il 3% e il 5%: qui sotto accusa sono i rincari dei prezzi dei mangimi (mais e, soia) oltre a quelli del trasporto causati dall’incremento del carburante. Gli allevatori puntano ad aumentare di 5 centesimi il prezzo del latte al litro, mentre i prezzi delle uova sono previsti in crescita evidente nei prossimi mesi a seguito delle restrizioni produttive legate al contenimento dei focolai di influenza aviaria nelle zone a maggior vocazione produttiva, restrizioni cautelative che provocheranno un’inevitabile contrazione dell’offerta disponibile.

Fonte: Ismea

Iscriviti alla newsletter
ISCRIVITI
close-link
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER