Carbon neutrality, lo studio CMCC sulla compensazione delle emissioni zootecniche

Possono i settori agricoli, zootecnici e forestali contribuire agli obiettivi globali di mitigazione e di sviluppo del territorio? Sì. A confermarlo è uno studio condotto dalla fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) che evidenzia come la scelta di soluzioni ecosostenibili nel settore agricolo possa portare all’azzeramento delle emissioni delle aziende zootecniche, con un ritorno in termini di benefici a livello locale non solo ecologici e ambientali ma anche socioeconomici.

Il 24% delle emissioni globali è rappresentato dalle attività dell’utilizzo del suolo proprie del settore AFOLU (Agricolure, Forestry and Other Land Use). Lo studio della Fondazione CMCC ha l’obiettivo di dimostrare come sia possibile una gestione sostenibile del territorio, che miri a ridurre e compensare le emissioni del settore zootecnico.

Maria Vincenza Chiriacò, ricercatrice CMCC e prima autrice dello studio, sottolinea come il settore agricolo sia allo stesso tempo il problema e la soluzione: se da un lato genera emissioni, dall’altro può riassorbirle attraverso una gestione consapevole del settore stesso che valorizzi la fotosintesi e la biodiversità dei suoli. «Tutti gli altri settori (energia, edilizia, trasporti)», afferma Maria Vincenza Chiriacò, «possono impegnarsi per ridurre le proprie emissioni e farle tendere progressivamente a zero, ma non hanno possibilità di sottrarre dall’atmosfera quell’eccesso di CO2 ormai già presente».

Il modus operandi dello studio è articolato in due fasi. In un primo momento vengono stimate le emissioni di gas serra provenienti dalle aziende zootecniche e, successivamente, viene valutato il potenziale di specifiche attività nel settore agricolo e forestale che possano contribuire alla mitigazione delle emissioni stimate nella prima fase.

Il risultato dello studio è chiaro: le opzioni di mitigazione analizzate non solo servono a compensare ma sono necessarie per portare il settore zootecnico a zero emissioni e verso, di fatto, la carbon neutrality.

I ricercatori CMCC hanno studiato un caso pilota in un’area della provincia di Viterbo. Attraverso un approccio land-based hanno stimato precisamente le emissioni di gas serra delle aziende zootecniche e hanno calcolato il potenziale di mitigazione nell’area in questione.

«Se opportunamente gestito», afferma il Prof. Riccardo Valentini della Fondazione CMCC e dell’Università della Tuscia, «il settore agricolo appare quindi un settore chiave, in grado di contribuire in maniera significativa agli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici a livello globale».

Centrale nello studio della Fondazione CMCC è il concetto di prossimità. Esistono già meccanismi di compensazione delle emissioni ma sono applicati su scala globale: l’assorbimento del carbonio disperso nell’atmosfera avviene in aree geograficamente molto distanti da quelle in cui viene generato. Nello studio della fondazione i meccanismi di compensazione vengono attivati in prossimità delle fonti emissive. Se da una parte ciò contribuisce al raggiungimento degli obiettivi globali di mitigazione del cambiamento climatico, dall’altra incide nel miglioramento del sistema agro-forestale su scala locale.

Il successo dell’approccio land-based dei ricercatori del CMCC ha dato vita a un web tool. La fondazione, con la collaborazione dell’ISMEA e il supporto finanziario del Programma “Rete Rurale Nazionale 2014-2020”, ha messo a diposizione un tool gratuito, online e rigorosamente scientifico, attraverso il quale gli allevatori zootecnici italiani possono stimare l’impronta di carbonio della propria azienda zootecnica. Una volta calcolato il livello di emissioni vengono fornite una serie di azioni per ridurre e compensare le emissioni dell’allevamento.

Link allo studio fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC): https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0959652620346667?via%3Dihub.

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