Cambiamento climatico: non lo si ferma non mangiando carne

Lo sentiamo ripetere da anni: per vincere la lotta contro il cambiamento climatico bisogna bandire carne e salumi dalle nostre tavole. Eppure, per quanto sia lodevole voler contribuire ad arrestare il caos climatico in corso, decidere di convertirsi al veg non solo non permette di salvare il pianeta come ad alcuni piace pensare, ma è anche un messaggio profondamente sbagliato, per diversi motivi.

Lo conferma sulle pagine de lastampa.it Ettore Capri, Professore Ordinario di Chimica Agraria e Ambientale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il quale sottolinea che se si considerano i dati relativi ai gas serra rilasciati in atmosfera, l’allevamento nel mondo è all’origine del 15-18% delle emissioni.

E per allevamento non intende solo quello di stalle e pascoli, ma ogni fase della sua filiera, incluso ciò che serve per cibare, trasportare e macellare i capi di bestiame, e anche quanto emesso dall’uomo per digerirli: “From farm to toilet”, insomma, “dalla fattoria alla toilette”, ovvero il metodo di analisi noto come LCA (Life Cycle Assessment). Che, come noto, valuta ogni interazione dei prodotti con l’ambiente e l’impatto ambientale di tali interazioni.

Capri fa riferimento anche ad un articolo pubblicato su NBC News, in cui si fa presente che non è con una singola scelta individuale e punitiva come appunto il rinunciare alla carne che si può vincere la sfida contro il climate change. Soprattutto se si ignorano i veri responsabili della crisi climatica in corso, come il settore dei trasporti e quello energetico. Che, a differenza di vacche, polli e maiali, sono tanto dipendenti dai combustibili fossili da incidere sulle emissioni globali di un massiccio 65-70%. I dati sono forniti da Michael E. Mann, scienziato climatico, “Distinguished Professor” della Penn State University nonché uno degli autori del celebre Rapporto sui cambiamenti climatici dell’IPCC , il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico che, ad oggi, forse meglio di chiunque altro fa il punto sugli sconvolgimenti climatici in corso. Riferendosi alla “dispotica” idea della multinazionale americana WeWork di far bandire la carne a tutti i suoi impiegati, Mann ricorda ai lettori quanto sia oggettivamente assurdo pensare di aiutare il clima così.

WeWork, o meglio, il suo miliardario CEO e fondatore Miguel McKelvey, ha costretto i suoi dipendenti a questa scelta dicendo che questo cambio nel menu è molto più utile che non passare ad esempio ad un’auto ibrida. Un’affermazione inesatta che “lascia fuori dal discorso i combustibili fossili. Accettando implicitamente l’idea che le soluzioni climatiche siano misure volontarie”, spiega sempre Mann a NBC News: “Sono importanti. Ma è davvero frustrante per me quando dicono di mangiare meno carne”.

Secondo il professor Mann, che recentemente ha scritto anche un altro ottimo libro contro il negazionismo climatico, “The Madhouse Effect”, è molto più importante ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili che non diventare vegetariani, soprattutto se come fa WeWork ci si concentra solo su carne e salumi senza invece andare a toccare alimenti altrettanto impattanti sull’ambiente, né bandendo uova e formaggi che, generalmente, hanno a monte l’allevamento proprio come i prodotti carnei.

È incredibilmente irresponsabile suggerire che le auto ibride non rappresentino un passo importante nella lotta contro gli emettitori di carbonio”, sottolinea il professore della Penn State. Altrettanto irresponsabile è consigliare ai singoli individui di non mangiare più carne, precisa sempre Capri, tralasciando i danni che può causare a livello salutistico soprattutto in certe fasce di età. Il tutto facendo credere che la lotta al cambiamento climatico possa esimersi da precise scelte politiche ed economiche. Un messaggio sbagliato anche perché ignora completamente che “esistono in realtà modi ecologicamente responsabili per produrre carne”, sottolinea Mann.

Far passare la scelta veg come più sostenibile a livello ambientale, conclude il Professore della Cattolica, senza peraltro mai considerare il contributo del settore zootecnico nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e culture è uno dei messaggi più superficiali, inesatti e appunto irresponsabili del nostro tempo, che però sembra aver fatto breccia nell’immaginario comune. Fa quindi piacere vedere come anche scienziati che si occupano seriamente di difesa del clima prendano finalmente posizione contro la dilagante e insensata ossessione anti-carne del mondo occidentale.

Fonte lastampa.it

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