Allevamento e consumo del suolo: la soluzione è nelle proteine da microorganismi?

Una delle principali sfide di tutto il settore agricolo è rispondere adeguatamente alla crescente domanda di proteine di alta qualità e allo stesso tempo rispettare l’ambiente.

In particolare, la produzione di mangimi altamente proteici destinati al settore zootecnico, prodotti attraverso colture tradizionali, si traduce nella necessità di disporre di terreni agricoli di vaste dimensioni. Al settore zootecnico, inoltre, si imputa un elevato inquinamento da azoto ed alte emissioni di gas serra.

Un team di ricercatori provenienti da diversi atenei e centri di ricerca internazionali (Università del Queensland/Australia, Ghent University/Belgio, Potsdam Institute for Climate Impact Research/Germania, Wageningen University & Research/Olanda, Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation/Australia) hanno analizzato il potenziale a lungo termine di percorsi alternativi di approvvigionamento dei mangimi, basati sulla produzione industriale di proteine provenienti da microrganismi quali funghi, alghe e batteri (MP).

L’analisi ha rivelato che entro il 2050, a seconda dello sviluppo socio-economico e dei loro percorsi di produzione, questo genere di proteine potrà sostituire tra il 10 e il 19% della domanda convenzionale di proteine per mangimi animali basati sulle colture. Di conseguenza, l’area coltivata globale, le perdite globali di azoto dalle terre coltivate e le emissioni di gas a effetto serra imputabili all’agricoltura potranno essere ridotte rispettivamente del 6% (0-13%), 8% (-3-8%) e 7% (-6-9%).

È interessante notare che la tecnologia necessaria a produrre industrialmente PM a costi competitivi è direttamente accessibile e ha può potenzialmente stimolare un importante cambiamento strutturale nel sistema agro-alimentare mondiale.

Fonte Environmental Science & Technology

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