Consumi domestici 2023, Ismea: in aumento la spesa per le carni

È stato pubblicato da Ismea il report sui consumi domestici delle famiglie italiane nel 2023, dal quale emerge che la spesa per i consumi alimentari domestici nell’anno di riferimento è aumentata dell’8,1% rispetto al 2022, con un carrello leggermente alleggerito nei volumi e con un contributo dei vari comparti di diversa intensità, con situazioni che cambiano nel corso dell’anno. Per alcuni assortimenti di prodotto gli impatti inflattivi sono stati molto evidenti con rincari che in dodici mesi sono stati a doppia cifra, mentre in altri si è tornati vicini a uno stato di “normalità”.

Nel 2022 la spesa aumenta per tutti i comparti alimentari: in particolare, cresce quella per le uova (+14,1%), per i comparti di latte e derivati (+11,7%) e dei derivati dei cereali (+11,7%). Importanti anche gli incrementi di spesa per le carni (+6,7%).

Nello specifico, si affievolisce nel quarto trimestre la spinta inflattiva per le carni, la cui spesa cresce nel 2023 complessivamente del 6,7% rispetto all’anno precedente, leggermente meno della media del carrello agroalimentare. A trainare la crescita dei fatturati sono sempre le referenze avicole per le quali, a fronte di maggiori volumi acquistati (+5,3%), il valore della spesa aumenta del 7,4%. Per questa categoria va evidenziato un crescente interesse dei consumatori dimostrato dall’incremento dei volumi, con una crescita dei prezzi (+2%) che appare al momento inferiore a quella rilevata sugli altri prodotti. Va evidenziato, tuttavia, che il confronto viene fatto con un anno, il 2022, in cui i prezzi erano cresciuti in misura superiore alla norma. Significativo anche l’incremento della spesa per le altre carni (+6,5 le bovine e +5,5% le suine), con volumi che, se nel primo caso possono dirsi in tenuta (+0,6%), per le suine sono in flessione. Per queste ultime si evidenzia però una crescita dei prezzi medi superiore alla media (+8,8%) favorita dalla scarsa disponibilità in ambito europeo per focolai di peste suina africana (PSA) che ne limita le importazioni.

Rinunce in termini di volume hanno interessato nel 2023 soprattutto i salumi (-0,5% nel complesso) con una penalizzazione dei prodotti di fascia alta di prezzo. Ne hanno fatto le spese i prosciutti crudi, per i quali le contrazioni medie dei volumi sono state del 4,8% con alcuni DOP che hanno perso tra il 4,7% e il 6,1% dei volumi rispetto al 2022. Le uova, il prodotto che negli ultimi anni sta mostrando le migliori performance, con una spesa aumentata del 14,1% nel 2023, è uno tra i pochi prodotti per i quali si registrano aumenti di volume nel carrello (+3,9%) sempre favorite dal basso costo rispetto all’apporto proteico e dalla versatilità di utilizzo, per queste i prezzi medi aumentano nel 2023 del 9,8%.

Ismea, a dicembre 2023 ha riproposto ai consumatori una indagine sull’impatto dell’inflazione sul carrello della spesa, a distanza di 18 mesi dal primo sondaggio, per valutare cosa è cambiato da allora; nel report viene riportata l’anteprima e i risultati completi verranno pubblicati sul sito ISMEAMERCATI in un report specifico.

È il Largo Consumo, per lo più costituito dai generi alimentari, la categoria in assoluto percepito come più inflattiva, secondo l’86% degli intervistati. Ciononostante, pochi di loro si sono dichiarati disposti a fare rinunce nei prossimi mesi su questa voce di spesa. Tra le strategie per cercare di limitare l’impatto sullo scontrino finale, le più adottate sono state la razionalizzazione della spesa, mediante tagli al superfluo e massimizzazione del rapporto qualità/prezzo, e la preferenza accordata agli ipermercati per usufruire di promozioni, mentre relativamente meno utilizzate sono state le strategie di downgrading qualitativo del carrello o di diminuzione della frequenza/quantità degli acquisti.

La provenienza delle materie prime è il primo driver nelle scelte di acquisto. Al netto della variabile prezzo, l’origine del prodotto è l’aspetto a cui si presta maggiore attenzione: indicato da quasi il 40% degli intervistati supera anche il fattore gusto, che a sua volta stacca piuttosto di netto la marca e le certificazioni di qualità e sostenibilità.

Le categorie della dieta Mediterranea (pasta, Evo e ortofrutta) sono quelle dove c’è maggiore elasticità al prezzo. Relativamente alle diverse merceologie: frutta, verdura, pasta, olio Evo, carni bianche, latte e uova sono i prodotti il cui consumo risulta meno comprimibile pur in presenza di rincari avvertiti come elevati. Di contro, le altre proteine animali, con battute di cassa che possono essere più importanti, come formaggi, pesce, carne rossa e salumi, sono state invece indicate come categorie più sacrificabili.

Fonte: ISMEA

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