ISTAT, 7° Censimento generale dell’agricoltura: meno aziende zootecniche ma il comparto cresce più di quello agricolo

L’Istat ha diffuso i primi risultati del 7° Censimento generale dell’agricoltura, svolto tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-2020, dopo il posticipo imposto dal perdurare della pandemia.

I dati del censimento restituiscono una fotografia puntuale del settore agricolo e zootecnico e offrono una lettura approfondita che abbraccia una pluralità di temi – dalle caratteristiche del conduttore all’utilizzo dei terreni e consistenza degli allevamenti, dai metodi di gestione aziendale alla multifunzionalità fino alla manodopera impiegata.

Dal confronto con il 2010, emerge che, nel contesto di decisa diminuzione del numero di aziende agricole nel complesso, il numero di aziende con allevamenti al 1° dicembre è sceso in misura minore. Infatti, la flessione delle aziende con allevamenti è stata pari al 4,3% mentre il peso relativo del comparto zootecnico sul totale delle aziende agricole è cresciuto di 4 punti percentuali (dal 13% del 2010 al 17% del 2020). Rispetto al 2010, la flessione più rilevante del numero di aziende zootecniche ha caratterizzato il Nord-ovest.

Al 1° dicembre 2020 in Italia si contano 213.9848 aziende agricole con capi di bestiame (18,9% delle aziende attive). Se si considerano, invece, le aziende agricole che hanno dichiarato di possedere alcune tipologie di capi (bovini, suini, avicoli) durante l’intera annata agraria 2019-2020, il numero di aziende con capi di bestiame sale a 246.161, corrispondenti al 22% delle aziende complessive. Tale ammontare esprime il numero di aziende agricole “zootecniche” nel 2020, sebbene il dato più confrontabile con il censimento 2010 sia quello riferito al 1° dicembre. Le estensioni complessive in termini di SAU e SAT delle aziende zootecniche sono rispettivamente di 5 milioni e 6,5 milioni di ettari, ovvero il 40,4% e il 51,9% dei rispettivi totali nazionali.

Rispetto al totale delle aziende agricole con sede legale nella ripartizione geografica, le aziende con capi di bestiame incidono di più nel Nord-ovest (il 36,2% se si considerano le aziende con capi al 1° dicembre, il 38,8% se si considerano tutte le aziende zootecniche), mentre l’incidenza più contenuta caratterizza il Sud (10,6%).

Il contributo maggiore di animali allevati spetta al Nord-est, dove si trova la metà di tutti i capi censiti (quasi un terzo nel solo Veneto). In questa ripartizione gli avicoli e i conigli raggiungono le consistenze maggiori in Italia, con un buon contributo anche di bovini e suini. Il Nord-ovest precede le altre ripartizioni per consistenza di suini e bovini mentre, dopo le Isole, il Centro ha la minore consistenza di capi totali, con avicoli ed ovini come tipologie più numerose. Nel Sud, oltre agli avicoli, primeggiano gli ovini e i bovini.

In generale, a ottobre 2020 risultano attive in Italia 1.133.023 aziende agricole. Nell’arco dei 38 anni intercorsi dal 1982 – anno di riferimento del 3° Censimento dell’agricoltura, i cui dati sono comparabili con quelli del 2020 – sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. Nel dettaglio, il numero indice del numero di aziende agricole (con base 1982=100), pari a 36,2, indica una flessione del 63,8%. La riduzione è stata più accentuata negli ultimi vent’anni: il numero di aziende agricole si è infatti più che dimezzato rispetto al 2000, quando era pari a quasi 2,4 milioni.

In 38 anni, come conseguenza della diminuzione più veloce del numero di aziende agricole rispetto alle superfici, la dimensione media delle aziende agricole è più che raddoppiata sia in termini di SAU (passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda) che di SAT (da 7,1 a 14,5 ettari medi per azienda).

Nel 2020, il 93,5% delle aziende agricole è gestito nella forma di azienda individuale o familiare che, pur continuando a rappresentare il profilo giuridico ampiamente più diffuso nell’agricoltura italiana, sono le uniche in chiara flessione rispetto al 2010 mentre crescono tutte le altre forme giuridiche.

Fonte: 7°Censimento generale dell’agricoltura: primi risultati

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