PAC 2014-2020: impatto su benessere animale e antibiotico resistenza

La Commissione Europea ha pubblicato lo studio Study on CAP measures and instruments promoting animal welfare and reduction of antimicrobials use, che esamina il contributo della Politica Agricola Comune (PAC) 2014-2020 nel miglioramento del benessere degli animali e nella riduzione dell’uso di antimicrobici, aspetti inclusi in uno dei dieci obiettivi della nuova PAC, ovvero “rispondere alle richieste della società in materia di alimentazione e salute“.

Il documento offre una panoramica della situazione relativa al benessere animale e all’uso di antimicrobici in tutta l’UE, nonché raccomandazioni per valutare meglio i risultati futuri della PAC 2023-27 in questo ambito.

Per la Commissione Europea, la condizionalità inserita nei piani di sviluppo rurale “è stata efficace nell’influenzare le pratiche degli allevatori, aumentando la consapevolezza attraverso servizi di consulenza, impegni e formazione”. Le consulenze aziendali restano un driver raccomandato anche nella futura PAC, purché accompagnate da semplificazioni. L’applicazione delle misure di condizionalità ha infatti incontrato diffidenze diffuse nella UE derivanti dalla loro complessità.

Per l’Italia i contributi allo studio della Commissione sono arrivati da Lombardia, Friuli- Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Veneto. I casi studio hanno principalmente riguardato il settore dei bovini e degli avicoli.

Anche l’Italia si è scontrata con la complessità delle misure di condizionalità. Lo studio della Commissione cita l’Emilia-Romagna: “I rappresentanti degli agricoltori erano contrari all’attuazione dell’M14-Benessere animale a causa delle difficoltà incontrate dagli allevatori nell’adempiere al requisiti di M215-Benessere animale nel precedente periodo di attuazione”.
Sono state le autorità competenti regionali – evidenzia la Commissione – a rendere possibili gli sforzi verso il conseguimento di standard più elevati di benessere degli animali, anticipatori di livelli che potrebbero diventare obbligatori in futuro.

L’Italia, insieme alla Francia, risulta tra i Paesi dove l’allevamento di ovaiole in gabbie arricchite è stato maggiormente applicato. È la dimostrazione di come l’opinione pubblica “può indurre – afferma la Commissione – gli agricoltori e le autorità di gestione a sostenere i cambiamenti nelle pratiche”.  Lo studio porta l’esempio delle uova, i cui standard di produzione fissati a livello dell’UE hanno influenzato la domanda dei consumatori e le scelte di produzione, attraverso l’etichettatura obbligatoria delle uova in relazione ai sistemi di produzione e alle condizioni di stabulazione delle galline ovaiole.

Buono anche l’impatto delle misure di consulenza sulla riduzione degli antibiotici. Scrive la Commissione: “La concessione di servizi di consulenza associati al benessere degli animali e alla riduzione dell’uso di antimicrobici e la formazione di consulenti attraverso la misura M02, sono stati segnalati come molto efficaci dalle Autorità di Gestione in Germania, Spagna, Italia, Austria e Polonia, in particolare per quanto riguarda il benessere degli animali”.

Nel complesso, la PAC sembra aver contribuito a migliorare il benessere degli animali a livello locale, in specifici settori e/o Stati membri e regioni, a seconda delle scelte di attuazione. Tuttavia, resta difficile valutare gli effettivi cambiamenti nelle pratiche provocati dagli strumenti della PAC poiché mancano indicatori per documentare i progressi compiuti nell’attuazione di determinate misure o i loro effetti.

Queste osservazioni hanno portato alla formulazione di una serie di raccomandazioni per la prossima PAC. La raccomandazione principale è che gli Stati membri attuino misure più capillari mirate al benessere degli animali. Dovrebbe essere sviluppata una metodologia comune dell’UE per documentare le migliori pratiche da attuare in azienda, con obiettivi ben definiti.

Lo studio suggerisce, tra le altre cose, di fornire una panoramica completa del numero di animali interessati da diversi tipi di interventi relativi al benessere e l’uso di antimicrobici a livello nazionale. Dovrebbero essere incoraggiati anche i servizi di consulenza in quanto si sono dimostrati efficaci nell’aumentare le conoscenze tecniche degli allevatori sulle migliori pratiche in materia di benessere degli animali.

Un’altra raccomandazione è quella di esplorare l’estensione dell’etichettatura obbligatoria ad altri settori della zootecnia, menzionando sull’etichetta i sistemi di produzione o le condizioni di stabulazione, in modo simile agli attuali standard di commercializzazione per le uova.

Infine, lo studio suggerisce una metodologia per trovare indicatori per valutare il livello di ambizione degli obiettivi sul benessere degli animali proposti nei Piani Strategici della PAC. Stabilisce inoltre obiettivi quantificabili sull’uso di antimicrobici che riflettono gli sforzi che ciascuno Stato membro deve intraprendere per conformarsi alla strategia “Farm to Fork” per ridurre, a livello dell’UE, le vendite di antimicrobici per animali d’allevamento del 50% entro il 2030.

Fonte: CSQA, Ruminantia
Immagine: CSQA

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