Davvero gli allevamenti sono la prima causa dell’effetto serra?

La risposta ce la fornisce sulle pagine di carnisostenibili.it il Dottor Agostino Macri, che per oltre 40 anni ha collaborato con l’Istituto Superiore di Sanità.

Tutti sappiamo che una delle principali cause dell’effetto serra è la presenza nell’atmosfera di sostanze gassose come l’anidride carbonica (CO2) ed il metano. La CO2 si ottiene dai processi di combustione delle benzine, del carbone, del legno, ma anche dai processi metabolici degli animali. I vegetali, mediante la fotosintesi clorofilliana, hanno la capacità di utilizzare il carbonio della CO2 e di “liberare” l’ossigeno che restituiscono all’atmosfera, mantenendo inalterati gli equilibri. Questi equilibri si sono “rotti” quando le diverse attività antropiche che utilizzano la combustione (riscaldamento, produzione di energia, trasporti ecc.) hanno cominciato a produrre CO2 in eccesso e le piante non sono state in grado di utilizzarla tutta.

Altro gas a effetto serra e quindi ritenuto nocivo per la salute della nostra atmosfera è il metano. Si ottiene dal metabolismo di alcuni batteri chiamati “metanogeni” che si trovano nell’ambiente e nell’apparato digerente degli animali. Una importante produzione di metano si ha negli ambienti delle acque stagnanti, come ad esempio le risaie, e negli stomaci dei ruminanti.

Nel corso dei millenni l’aumento della produzione di metano non è dipeso in modo significativo dalle risaie e dai ruminanti, ma oggi sono in molti ad accusare quasi prettamente questi ultimi per l’aumento di questo potente gas a effetto serra. Eppure ci sono degli aspetti importanti da considerare. In Italia, ad esempio, il loro numero è calato rispetto ai decenni passati. Inoltre la loro alimentazione è stata migliorata, e ciò ha comportato un calo della produzione di metano.

Sono invece molto aumentate, sia in Italia che nel resto del mondo, le attività umane che comportano la produzione di questi gas e soprattutto il numero di persone che “contribuiscono” alla contaminazione con gas nocivi. Non solo usando auto, aerei, condizionatori ecc. a livelli impensabili fino a solo qualche anno fa, ma in generale con stili di vita e di consumo ben lungi dall’essere sostenibili sia per il clima che per l’ambiente.  Per esempio un solo volo a/r da Roma a Bruxelles genera più emissioni del consumo di carne di un italiano per un intero anno!. Altrettanto elevate sono le quantità di CO2 emesse dai motori delle nostre auto. C’è poi la climatizzazione delle nostre case e dei nostri uffici, dove si utilizza energia derivante in gran parte dai combustibili fossili.

Probabilmente nel passato la percentuale di CO2 prodotta dai ruminanti era molto elevata rispetto a quella totale, ma la quantità era relativamente contenuta e tale da essere “smaltita” attraverso i vegetali. Man mano che sono aumentate le attività antropiche la percentuale è andata assottigliandosi e quindi la “responsabilità” degli animali è diventata sempre minore. Però si insiste col dire che gli allevamenti sono un grave pericolo per l’ambiente.

Macrì conclude osservando che forse un approccio più ragionevole al problema porterebbe a conoscerlo meglio e, di conseguenza, a trovare delle soluzioni. Un fatto però sembra essere certo: Il solo allevamento degli animali non rappresenta un pericolo per l’atmosfera.

Fonte carnisostenibili.it

 

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