UE conferma blocco delle importazioni dagli stabilimenti di pollo brasiliani

L’Unione europea ha confermato il divieto di importazione di carne di pollo proveniente da 20 stabilimenti brasiliani, lamentando preoccupazioni in merito al controllo sanitario. Anche Giappone, Canada, Messico, Svizzera, Cile, Hong Kong e soprattutto la Cina (di cui il Brasile è il primo fornitore di carni) hanno annunciato o attuato il fermo totale o parziale dell’acquisto di carni dal Brasile.

Il Brasile è il principale esportatore di carne di pollame al mondo, e il suo Ministero dell’agricoltura aveva in qualche modo cercato di anticipare la decisione europea sospendendo volontariamente le sue esportazioni. Il governo brasiliano ha dichiarato che presenterà un ricorso alla World Trade Organization.

L’Abpa, l’organizzazione brasiliana per le proteine animali, stima che la decisione Ue avrà impatto sul 30% delle esportazioni di carne di pollame brasiliana in Europa e che le aziende non coinvolte nel bando potrebbero colmare questo deficit.

Dei 20 stabilimenti, ben 12 appartengono al colosso BRF, il più grande produttore al mondo di carne avicola con quasi 9 miliardi di dollari di fatturato, sotto inchiesta per aver cercato di eludere i controlli di sicurezza alimentare (vedi EFA News del 7/3/2018). L’azienda è al centro dell’inchiesta “Weak Flesh” e ha cambiato 5 amministratori delegati in 5 anni. L’ultimo, José Aurélio Drummond Jr., ha rassegnato le dimissioni dopo appena quattro mesi ed è stato sostituito il 26 aprile da Pedro Parente, che occupa anche il ruolo di presidente e Ceo in Petrobras, l’azienda petrolifera di stato.

A lui il compito di risollevare le sorti di BRF, che nel 2017 ha chiuso il bilancio con una perdita secca di 371 milioni di dollari.

Fonte EfaNews.eu

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