Antibiotico resistenza: la parola agli esperti

L’antibiotico resistenza è un problema sempre più attuale che interessa la salute umana e quella animale. Così come stabilito anche a livello comunitario, l’unico approccio per combatterla con efficacia deve essere multifattoriale, e riguardare ogni ambito sanitario, in un’ottica “One Health”.

Come spiega il professor Fabrizio Pregliasco, Virologo Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell’IRCCS “Galeazzi” di Milano, nel video pubblicato sul canale Youtube di Unaitalia, l’antibiotico resistenza è un fatto naturale, correlato all’uso dell’antibiotico. L’antibiotico è un farmaco che blocca la replicazione dei batteri, che nel momento in cui sono esposti al farmaco cercano, in modo naturale, di schivarne l’azione e ridurne l’efficacia. Per questa ragione è necessario farne un utilizzo corretto e consapevole.

Spesso l’antibiotico resistenza è direttamente collegata al solo settore zootecnico, ma in realtà il fenomeno è molto più complesso ed un grande lavoro è necessario anche in Medicina umana. In ambito zootecnico va ricordato che in Italia l’uso degli antibiotici in allevamento è finalizzato alla cura di malattie evidenti dell’animale, su prescrizione del veterinario.

Per quanto riguarda poi il settore avicolo, il professor Guido Grilli, docente di Medicina Vetrinaria all’Università degli Studi di Milano conferma inoltre che, secondo i dati certificati raccolti, l’avicoltura italiana contribuisce solamente al 18%. L’allevatore può utilizzare il farmaco solo in caso di prescrizione e il giorno stesso in cui lo riceve. La ricetta viene fatta in triplice copia: una va alla Asl di riferimento, una al farmacista e una rimane all’allevatore che la deve mantenere nel registro per oltre 5 anni. Questo a garanzia di un’assoluta tracciabilità e rintracciabilità del trattamento.

Grilli inoltre ricorda che da qualche anno praticamente tutto il settore avicolo italiano (circa il 90% degli allevatori che producono carne di pollo e tacchino) ha adottato un piano volontario di riduzione e di uso consapevole dell’antimicrobico, che sta facendo scuola anche in altri comparti zootecnici. Si tratta di un esempio virtuoso che vede accanto ad Unaitalia la Società Italiana di Patologia Aviaria. Dal 2011 al 2016 la riduzione dell’antibiotico è stata del 50%.

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