Come migliorare l’efficienza delle diete avicole a base di mais e soia

Una nuova ricerca è riuscita a dimostrare gli effetti positivi sulle prestazioni dei broiler grazie all’inclusione nella dieta di una vasta gamma di enzimi degradanti.

I polisaccaridi non amilacei (NSP) sono i costituenti principali delle pareti delle cellule vegetali e svolgono un ruolo nell’incapsulamento di alcune sostanze nutritive come gli amminoacidi, gli amidi e i lipidi. È noto che gli NSP tendono a contrastare l’accesso degli enzimi endogeni secreti nei loro substrati, riducendo la digeribilità.

Gli ingredienti per mangimi comunemente usati nelle diete avicole contengono di norma tra il 7 e il 19% di NSP. Cereali come il grano e l’orzo, e fonti proteiche come la soia contengono una percentuale maggiore di NSP rispetto al mais. Il contenuto complessivo di NSP nel mais e nel grano non è così diverso, e si avvicina ai 90 grammi per chilogrammo. La principale differenza tra gli NSP del mais e quelli del frumento è il tipo di strutture degli arabinoxilani.

Gli arabinoxilani del mais sono altamente ramificati e hanno una struttura molto più complessa di quelli del grano. Un recente studio ha dimostrato che il rapporto arabinosio/xilosio (A: X) ottenuto per una dieta a base di mais, era superiore a quello ottenuto ottenuto da una dieta a base di grano (0,73 vs 0,65), a dimostrazione di un maggior grado di sostituzione nelle catene di arabinoxilano del mais (AX), rispetto a quelle nel grano.

C’è ancora molto da sapere in merito all’impatto di alcuni componenti indigeribili presenti all’interno di molti ingredienti dei mangimi. Comprendendo meglio la natura complessa del contenuto di NSP in questi ingredienti, sarebbe possibile migliorare la digeribilità dei mangimi. Quantificando il loro contenuto di NSP, insieme a qualsiasi altro importante fattore anti-nutrizionale presente, è possibile infatti stimare la frazione indigeribile di un mangime.

Non tutti i carboidrati agiscono in modo simile sui componenti degli NSP, poiché sono un substrato variabile. Ecco perché, aggiungendo diversi carboidrati nella stessa dieta di base, si riscontrano negli animali effetti diversi.

Fonte WattAgNet

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